Stagione 2023/2024

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“Uno, nessuno e centomila”, fa il tutto esaurito in Sicilia il Pirandello di Pattavina e Bargilli che interpreta da sola tre parti femminili

 Il 6 e 7 gennaio al Teatro Turi Ferro,8 gennaio al Teatro L.Sciascia.Caratteristica di questa riduzione dell’ultimo romanzo di Pirandello è la presenza in scena di soli cinque attori.Marianella Bargilli è one-woman show e interpreta tutte e tre le parti femminili: Dida, la moglie del protagonista Vitangelo Moscarda; Anna Rosa, la giovane amica di Dida, che poi si innamora di Moscarda; e Diamante, moglie del debitore Marco di Dio. Pattavina e altri due attori interpretano i quattro ruoli maschili; è la terza volta che Bargilli si cimenta con Pirandello, dopo “L’uomo, la bestia, la virtù” e “Il Gioco delle parti”. Marianella Bargilli one-woman-show:“Pirandello con i personaggi femminili non ci va leggero– spiega Marianellla Bargilli – Sono sempre molto complessi e sfaccettati. Serve una grande applicazione nella preparazione e nell’esecuzione. Questo testo inizia appunto con un ruolo femminile dei suoi, destabilizzante: Dida, la  moglie che sta con Vitangelo per interesse. Con il regista Antonello Capodici siamo riusciti a creare un personaggio complesso. In certi punti ha una connotazione sensuale, basta vedere il look. Un’affermazione apparentemente banale di Dida, quella sul naso storto del marito, manda in crisi Moscarda e innesca il dramma dalle imprevedibili conseguenze”.L’altro personaggio di Bargilli, Anna Rosa, è un personaggio positivo ed è agli antipodi rispetto a Dida (di cui peraltro dovrebbe essere amica), sia come carattere che come look. E’ una figura positiva anche se poi spara a Moscarda, l’uomo di cui si innamora. “Sono donne diversissime tra loro – racconta ancora Marianella Bargilli – Specchi in cui si riflettono le diverse verità. Il fatto che a interpretarle sia la stessa attrice suggerisce anche il fatto che forse sono tutte compresenze dentro la stessa donna. Non vado in confusione perché in realtà non recito tre parti contemporaneamente: entro nel tessuto narrativo, e racconto cose diverse in base alle necessità del momento. Una specie di striplamento della personalità. Mi diverto moltissimo a interpretarle, adoro trasformarmi. E, appena  il ruolo me lo consente, anche imbruttirmi”.La trasformazione è perfetta. Nei grandi teatri, dove la distanza dal palcoscenico è maggiore, spesso la gente non si rende conto che Dida e Anna Rosa sono la stessa persona. E così ai ringraziamenti finali, quando sul palcoscenico si presenta solo Anna Rosa, molti si domandano che fine hanno fatto le altre due. Pippo Pattavina gioca in casa, soprattutto al sud il pubblico sta reagendo bene, al rientro in sala mentre l’emergenza-pandemia sta passando. Dopo due anni chiusi in casa con la televisione, i teatri nelle varie tappe della tournèe hanno spesso registrato il tutto esaurito, specialmente in Sicilia. forse anche per la presenza di Pippo Pattavina, personaggio di spicco del panorama teatrale siciliano, e per vicinanza ai testi del drammaturgo siciliano per eccellenza. “Pippo Pattavina è un mostro sacro – racconta ancora Marianella Bargilli – E io adoro la scuola attoriale siciliana. Hanno qualcosa di vulcanico, incredibile. Sono attori di grande potenza ed eleganza. Il racconto di Pirandello ti induce alla riflessione su te stesso, su come ci percepiamo, su come ci vedono gli altri. E dopo quello che abbiamo passato con il Covid, la gente si fa più domande di prima sul senso di tante cose”.

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QUASI AMICI

Massimo Ghini e Paolo Ruffini 4 marzo 2023 al Teatro Metropolitan per i nostri abbonati

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GIULIANA DE SIO AL TEATRO ABC PER I NOSTRI ABBONATI

Il romanzo “La Signora del martedì” considerato un noir dissacrante, ricco di emozioni oltre che di tantissimi spunti di riflessione viene adattato per il teatro. Per i nostri abbonati appuntamento 11 marzo al Teatro ABC

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Cannavò si racconta al Teatro Turi Ferro di Acireale

Il teatro Turi Ferro sembra una costruzione d’altri tempi incastonato com’è tra i palazzi storici della cittadina siciliana di Acireale, che regala un vero e proprio tuffo nel passato. Lo regala non solo a chi ha il piacere di assistere ad una rappresentazione seduto in una poltrona della sua platea, ma anche a chi come noi si ritrova ad ammirarne la sua costruzione dall’esterno. Ed è proprio qui che, alla fine di una sua lezione, incontriamo Carmelo Rosario Cannavò.

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Ci accoglie calorosamente, facendoci accomodare di fronte a quel palcoscenico che, ne siamo sicuri, è stato più volte un testimone muto di tante sue rappresentazioni di successo.

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Allora signor Carmelo R. Cannavò, da dove nasce il suo amore per il teatro e la recitazione?

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«Nasce in maniera inconsapevole. Mi piace pensare che il teatro mi abbia come risucchiato. Mi appartiene da sempre, fin da quando da bambino le mie sorelle mi travestivano per far ridere le zie più anziane o i nonni. Un “fuoco” mi covava all’interno e cercavo di seguirlo inconsapevolmente. Ho iniziato con la radio[…] e un giorno in trasmissione un’attrice mi convinse a prendere parte come sostituto ad una commedia. Mi resi conto che quella poteva essere la mia strada più tardi con Filomena Marturano. Partecipai a produzioni sempre più importanti e presi parte a diverse opere da protagonista in giro per l’Italia. ».

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Ricordiamo che Cannavò ha partecipato a fiction della tv come “L’onore e il rispetto 3”, “Il capo dei capi” e “Come un delfino”, mentre per il cinema ha recitato in “Baaria” di Giuseppe Tornatore e “Terraferma” di Emanuele Crialese.

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Sappiamo che ha preso parte a progetti importantiVuole parlarci di queste sue esperienze che si discostano un po’ da quelle teatrali di cui abbiamo parlato prima?

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«Il mio primo ruolo in televisione fu per Erano soltanto mille per la regia di Stefano Reali. Adoravo il ruolo di Gaetano Rivò, un patriota siciliano motivato da grandi ideali. Successivamente grazie a questo ruolo Reali mi richiamò per interpretare il padre di Raul Bova nella fiction Come un delfino.

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Emozionante è stato anche il provino per Baaria di Giuseppe Tornatore. Ricevere un suo “Bravo. Spero di rivederti presto!” è stato uno dei momenti più emozionanti della mia carriera».

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Spulciando nella sua biografia abbiamo appreso che ha attenuto nel corso degli anni anche degli importanti premiQual è il riconoscimento che l’ha emozionata di più?

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«Forse il fatto che siamo stati “spettacolo dell’anno” con La vera storia del bandito Giuliano ( 2019 ). E’ uno spettacolo che sento mio, dato che l’ho scritto ed interpretato insieme ai miei due figli che facevano parte del cast. Da quello è nato poi successivamente Sicilia stupor mundi, con cui voglio trasmettere nelle scuole e in tutti i luoghi dove l’ho portato in scena l’orgoglio di essere siciliano e l’amore per la nostra terra».

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E’ inoltre il direttore artistico dell’associazione Teatro Stabile di Acireale e ha l’importante compito di formare nuovi attori. Come vive questa sua esperienza? Cosa cerca di trasmettere loro?

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«Cerco di trasmettere loro lo stile, la professionalità, lo studio, il senso di responsabilità. Cerco in loro la passione. Mi piace rappresentare uno spettacolo che lasci qualcosa: un interrogativo, una sensazione positiva, un dubbio».

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Qualche progetto che ha organizzato con i ragazzi di cui vuole parlarci?

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«Sicuramente il film I fuorigiocoE’ un film che da un messaggio positivo sulla cooperazione generazionale e lo abbiamo girato durante il Covid.

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E’ stato proiettato anche in alcune scuole della nostra zona, riscuotendo molto successo tra i giovani. E’ un film che stimola la riflessione, che ci fa sorgere degli interrogativi sull’immagine che abbiamo di noi».

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Tornando ai personaggi che ha interpretato, ce n’è uno a cui è particolarmente affezionato?

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«Senza ombra di dubbio Liolà di Pirandello, è stato il mio primo ruolo da protagonista e sento mia la sua “bonaria furbizia”».

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Per concludere, qualche consiglio che vorreste dare a chi come lei vuole intraprendere la carriera dell’attore?

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«Sicuramente suggerisco di non pensare di usare l’arte solo per lavoro. Lavorare in questo mondo non è facile. Cercate di capire se è veramente la cosa che volete fare, sapendo però che è la strada più difficile da intraprendere».

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Così si conclude la nostra intervista, che tra momenti seri e di ilarità, ci ha mostrato non solo un attore professionalmente serio e preparato, ma soprattutto un uomo umile dei quali il mondo ( e non solo quello dello spettacolo ) avrebbe molto più bisogno.

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La Voce del Sud

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